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domenica 6 novembre 2016

STEP 08: SAGGEZZA E SUPERSTIZIONE

L'ametista secondo saggi, scrittori, filosofi, nonché in citazioni famose.




Era l’ottobre di nuovo… un glorioso ottobre, tutto rosso e oro, con mattine dolci in cui le valli sono piene di nebbie delicate, come se lo spirito di autunno le avesse versate per mitigare il sole – nebbie color ametista, perla, argento, rosa e fumo-blu. (Lucy Maud Montogomery)






L’opale ha il fuoco del rubino, il porpora brillante dell’ametista ed il colore verde mare dello smeraldo, tutti scintillanti insieme un una incredibile unione. Alcuni con il loro splendore rivaleggiano con i colori dei pittori.


Diamanti? Ormai non c’è pizzicagnolo che non ne ostenti uno al mignolo.

Meno avviliti, lo smeraldo ed il rubino d’Oriente, che sprizza lampi d’un rosso brillante; senonché ricordavano troppo i fanaletti, verdi e rossi appunto, che certi omnibus recano ai lati. Quanto ai topazi, bruciati o crudi, sono pietre a buon mercato, care alla piccola borghesia che ci tiene a chiudere a chiave nell’armadio a specchi il suo bravo scrigno. D’altra parte, sebbene la Chiesa abbia conservato all’ametista un carattere sacerdotale, grave e untuoso insieme, il pararsene che ne fanno le macellaie, pur d’appendere senza troppa spesa alle orecchie color bistecca ed infilare ai salsicciotti delle dita gioie autentiche e che pesino, ha discreditato anche questa pietra.

Dalla stupidità dei commercianti e degli abbienti, solo lo zaffiro ha saputo serbare immacolato il suo fuoco. Il crepitare delle sue faville su un’acqua tersa e fredda, ha, chi sa come, preservato da ogni macchia la sua nobiltà discreta e altera. Ma purtroppo, alla luce artificiale il suo limpido fuoco non scoppietta più; l’acqua azzurra rientra in sé, pare cada in sonno, per risvegliarsi crepitando solo al primo accenno del giorno. No, nessuna di quelle pietre, d’altronde troppo civilizzate e troppo note, poteva accontentare Des Esseintes.

"Stetti a lungo davanti a una iris violetta
dalla corona tripartita.L’accesso ai calici passava per un velo d’oroe finiva in un abisso di ametista.Fiori, chi vi ha ideati?"

Ernst Jünger(st.michel 17-06-1941)




[20]il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista.[21]E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. 
(cap. 21 la Gerusalemme futuraApocalisse di Giovanni, IL NUOVO TESTAMENTO)


La superstizione è certamente nata con l’uomo; anzi più esattamente, per quanto possa apparire un controsenso, è una diretta conseguenza del più gran regalo che Dio ci ha donato: il ben dell’intelletto.

Nei più qualificati vocabolari della lingua italiana il concetto di “superstizione” è quasi sempre associato a quello di “ignoranza” nel senso di “non conoscenza”.
Tuttavia ciò non sempre si rivela esatto, poiché spesso è proprio la conoscenza, specie se errata, che genera la paura e quindi la superstizione.

Anche l'Ametista è vittima delle più svariate superstizioni secondo cui reca felicità agli amanti, fortuna agli uomini d'affari, successo allo sportivo e pieni carnieri al cacciatore.
Per tante sue virtù gli antichi la chiamavano "pietra benefica", anche perché si mostrava efficace contro nevralgie, la nevrastenia e i casi isterici.

Inumidita con la saliva elimina - secondo Santa Ildegarda di Bingen - le ragadi e le screpolature della pelle; e senza saliva, allo stato puro, secondo Corrado di Megenber, combatte la tristezza, rende l'uomo vigile, allontana i cattivi pensieri e favorisce la santità di mente.
Preserva infine dall'ubriachezza, contro la quale è particolarmente indicata.
L'ametista è anche la pietra dei vescovi e di San Valentino, il protettore dei fidanzati.
Al coro concorde di coloro che attribuiscono virtù amorose e affettive all'ametista, si oppone una credenza assira che reputa l'Aban-la-ràme, cioè l'ametista, la pietra del non amore.

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